22/09/17
Avete presente quando la
pubblicità vi martella talmente tanto che alla fine comprate il prodotto? Un
prodotto a cui magari non stavate pensando?
Bene, con Timisoara è stato così!
La pubblicità Ryanair e i suoi prezzi aggressivi mi hanno fatto venire
l’acquolina in bocca e appena ho trovato un weekend libero mi ci sono fiondato.
A dire la verità è stata più una
gita fuori porta che un weekend…in due ore (tra volo e transfert in taxi) si
arriva a destinazione e una giornata a spasso per la cittadina basta per
apprezzarla un po’.
Con appena 20 euro ho staccato il
biglietto di a/r; l’hotel (Hotel Victoria in Lucian Blaga street 3) prenotato
su Booking è costato 50 euro per una notte (di cui 15 di sconto grazie ad una
promozione, grazie Renata!) e la cena al ristorante (ottima e abbondante) circa
20 euro.
Anche come spesa, quindi, si
rimane su quella di una gita fuori porta e non di una trasferta internazionale.
Nonostante la piena crisi di
esodo piloti Ryanair, il mio volo da Orio, molto mattiniero (07:00 a.m.), è
confermato e puntuale. Si atterra a Timisoara dopo meno di 90 minuti, alle
09:40 locali.
Non ho tempo da perdere a fare
code per i taxi tradizionali o per aspettare il bus e quindi senza indugi esco
e mi faccio abbordare da un tassista semi-abusivo…di quelli che pur avendo una
vettura che in tutto e per tutto è un taxi, non usano il tassametro, ma
contrattano il prezzo. Con 12 euro vengo lasciato direttamente in piazza Uniri,
ad un passo dal mio albergo.
È però troppo presto per il
check-in, che è previsto per le 15:00, dunque zaino in spalla (leggerissimo
data la permanenza di appena 24 ore) comincio ad esplorare la città, immersa in
un’aurea di foschia che la rende malinconica e sonnolente.
Oggi Timisoara è una città
universitaria, piena di verde e a misura d’uomo, vivace sia dal punto di vista
culturale che economico. Ed è anche multietnica, data la sua posizione al
confine con Serbia e Ungheria e alla passata dominazione Asburgica.
Molte aziende e imprese italiane
hanno sedi qui (esiste addirittura una camera di commercio italiana per la Romania …) e persino tanti
pensionati italiani vengono a viverci, per godere del cambio monetario e della
tassazione favorevole.
L’importanza del suo passato è
testimoniata dall’eleganza del centro storico dalle nette linee barocche mitteleuropee
e dalle belle ampie e piazze fiorite, contornate da tanti caffè e ristoranti
all’aperto…veri e propri salotti cittadini.
È curioso sapere che Timisoara è
stata la prima città in Europa a godere dell’illuminazione pubblica elettrica
(il primo lampione fu acceso il 12 novembre 1884) e dei tram trainati da
cavalli (1869).
Mi hanno colpito l’ordine e la
pulizia delle strade del centro storico e le tante vetrine di ristoranti e bistrò.
In giro diverse sculture
moderniste bizzarre e tanti parchi pubblici pieni di fiori.
Ho dovuto, per questione di
tempo, rinunciare alla visita di ogni sorta di museo, dedicandomi solamente al
bighellonare per le strade, osservando lo stile di vita e le abitudini della
gente, annusando i profumi che uscivano dalle pasticcerie e dei panifici,
ammirando le vetrine, entrando nei supermercati e passeggiando tra le
bancarelle dei mercati rionali, frequentati dalle tipiche babushke col
fazzoletto annodato in testa.
Ho visto l’uscita dei ragazzi da
scuola e mi sono accorto che i ragazzi fanno le stesse cose in tutto il mondo!
Le mamme e i papà che
parcheggiano in doppia fila per andare a prendere i bambini dall’asilo appena
fanno due gocce d’acqua (anche questo è uguale dappertutto), gli uomini
d’affari che siedono spavaldi nei migliori bar della città…
Comunque, a parte questo, a
Timisoara non si può fare a meno di visitare le tre piazze principali: Piata
Unirii, Piata Libertate e Piata Victorei, tutti nomi che ricordano l’importanza del ruolo della città nella recente
rivoluzione rumena del 1989.
Fu infatti Timisoara la prima
città ad insorgere contro il regime di Ceausescu.
Ho cominciato il mio giro da Piata Unirii, Piazza dell’Unità. Il
nome è significativo, dato che due dei lati della bella piazza ospitano due
cattedrali: quella cattolica dedicata a San Giorgio e quella serba ortodossa.
La prima, di un bel giallo
pastello, ha la facciata barocca dalle linee pulite ed essenziali, un
bell’ingresso monumentale e due bassi campanili con
orologi che segnano due orari diversi (chissà perché!)
L’interno, a navata unica,
custodisce una bella pala d’altare raffigurante il Santo a cui non ho potuto
avvicinarmi, dato che fuori dagli orari delle messe un’inferriata limita la
visita della chiesa al solo vestibolo.
La cattedrale serba-ortodossa,
dall’altro lato della piazza, è orientata in modo da dare le spalle alla piazza
(e alla cattedrale cattolica). Ne consegue che l’ingresso è in una stradina
laterale. Ha due bei campanili a guglia con (anch’essa) due orologi con orari
diversi. Affaccia invece sulla piazza la residenza del vescovo ortodosso
(considerata monumento storico): bianca, bella ed elegante, con delicati
stucchi colorati sopra il portale e un balcone centrale al secondo piano.
L’interno della chiesa (costruita
tra il 1744 e il 1748) è grazioso, luminoso e ricco di decorazioni: è un
tripudio di stucchi dorati e di affreschi e l’altare è stupendo.
Piata Unirii è a mio avviso la
piazza più bella della città, un’elegante infilata di palazzi barocchi a due o
tre piani, tutti di colori diversi: alcuni tenui e altri più accesi. Tanti bei
lampioni, panchine, prati, fioriere e una fontana, il tutto a comporre
un’immagine romantica da fine 800.
Percorrendo le viuzze del
reticolato del piccolo centro storico arrivo in pochi passi un’altra grande piazza
principale: Piata Libertate. Qui è da
segnalare la presenza di un bellissimo monumento raffigurante santi, martiri,
putti, il Cristo e la Vergine.
I palazzi intorno, un po’
decadenti, testimoniano un passato di inizio Novecento più splendente di quello
recente.
A poca distanza c’è la piazza
fulcro della vita cittadina: Piata
Victoriei.
Un grande spazio accogliente,
quasi un anfiteatro all’aperto, dove c’è un po’ di tutto: dal Teatro dell’Opera
in stile neoclassico ma con evidenti richiami socialisti e il politecnico sul lato sud,
alla
splendida Cattedrale Metropolitana Romena Ortodossa sul lato nord.
Tutto intorno due file parallele
di palazzotti antichi ed eleganti (con annessi negozi e ristoranti) con al
centro un bellissimo parchetto curato e fiorito, una bella fontana e la statua
della Lupa con Romolo e Remo (a ricordo di un lontano passato da provincia
romana, il Banato).
Davanti al teatro un grande
spazio libero è oggi invaso da tante bancarelle e un palco: sono fortunato,
sarà una qualche festa cittadina!
Mi diverto a curiosare tra le
bancarelle di artigianato e assaggio qualche specialità di street food
rumena/ungherese e il pranzo è servito.
Svoltando l’angolo trovo l’hotel:
faccio il check-in, mollo lo zaino e torno subito in piazza, deciso a visitare
la bellissima e imponente cattedrale ortodossa (quasi 84 metri ), simbolo della
città e circondata da bei giardini.
Costruita tra gli anni 30 e 40
del Novecento, azzarderei a dire in stile brancovano,
data la somiglianza con altre chiese che ho visto a Bucarest, è contraddistinta
nella facciata dallo svettare verso l’alto dei due transetti laterali con
cupole in stile romeno e della torre dell’orologio centrale dove trova
collocazione anche l’ingresso porticato.
Maestosa la torre campanaria subito dietro, nel corpo centrale della
struttura, dalla forma quasi ottomana (mi ha ricordato la torre di Galata di
Istanbul).
Il vasto spazio interno è
abbellito da lampadari dorati, così come dorato è il magnifico altare e le
immancabili icone di santi intagliate nel legno, con inserti in argento, oro e
pietre preziose.
Tutte le pareti sono mirabilmente
affrescate con motivi vari e scene di vita di santi.
L’interno della cupola presenta
una vetrata circolare lungo il tamburo e al centro un’immagine del Cristo
nell’atto della benedizione.
A parte ammirare tanta bellezza
mi sono soffermato a contemplare la fervente passione con cui la gente prega da
questa parti: lacrime, inchini ripetuti, baci alle icone e via dicendo.
Esco e vedo un’altra bella chiesa
poco distante, questa volta cattolica: è la Biserica (chiesa in romeno) Piarista. Gli interni
però non sono belli quanto l’esterno, nonostante anche questo abbia bisogno
urgente di un restauro.
Cerco la Grande Sinagoga , in via
Marasesti 6, ma è chiusa e per di più è cinta da un cordone di sicurezza…cade
un po’ di intonaco a causa dell’uragano che ha colpito la città nei giorni
scorsi causando 5 morti e molti danni agli edifici e moltissimi alberi
spezzati.
Anche la posizione della sinagoga
è infelice, in una stradina relativamente stretta non la si riesce a
fotografare ed ammirare per bene. Peccato! Si percepisce però un certo stile
moresco nella costruzione, datata 1864, quando agli ebrei dell’Impero
Austroungarico fu concesso di costruire un tempio. Oggi è sede del museo della
storia degli ebrei rumeni.
Qua e là belle piazzette
silenziose e semi-deserte, così come la maggior parte delle stradine
secondarie…vecchi tram sferragliano in romantici scorci e un po’ di pioggerella
crea l’atmosfera.
Anche se non fa tanto freddo vien voglia di andare a casa
e accendere il camino.
Esco un po’ dal centro storico
per farmi un’idea dell’abitato moderno: grossi incroci e strade ampie e trafficate,
meno curate di quelle del centro storico, ma sicuramente più pulite di tante
nostre periferie.
Palazzoni popolari sovietici
cedono talvolta il passo a graziose villette.
Faccio due passi nel verdissimo e
fiorito giardino botanico e in un altro parco pubblico con un ingresso
monumentale dedicato alla Rivoluzione del 17/12/1989 e noto che hanno entrambi
riportato parecchi danni a causa dell’uragano.
Ora sono stanchissimo e decido di
tornare in stanza per una doccia e un riposino.
Esco dopo un paio d’ore e vado a
godermi un po’ di atmosfera conviviale alla vicina Piata Victoriei, dove è in
corso la festa di paese, con tanto di concerto. Mi diverto, ma poi mi viene una
gran fame: è l’ora di cercare un ristorante.
Provo a trovare un posto da Grill
to Chill, il più quotato in città, ma occorre prenotare perché è davvero piccolo.
Quindi ripiego su uno a caso, di cui ora non ricordo il nome, ma di cui ricordo
con piacere i piatti deliziosi (hummus di ceci per antipasto, costolette di
maiale alla Gordon Ramsey per primo e torta alle carote) e il vino raffinato (un Merlot rumeno).
Prima della fine della cena
assisto telefonicamente all’infortunio di mia moglie! (un’auto la investe sulle
strisce pedonali, ferendola in modo non grave…solo una frattura del piede…)
Potete quindi immaginare che
finale tragico di questa giornata.
Pago in fretta, assaggiando a
malapena la torta, e ancora tremante per lo spavento esco in strada e la trovo
assolutamente al buoi! Tutta la città è immersa nell’oscurità più totale, solo
qualche insegna illuminata dei locali come punto di rifermento. È una cosa a
cui non siamo abituati e vi assicuro che la sensazione è strana.
Ora non so a cosa fosse
imputabile questa situazione, se al recentissimo uragano che ha causato danni o
a un beffardo destino che sa di punizione dantesca…la prima città in Europa a
godere dell’illuminazione pubblica elettrica, ora nel 2017, è al buio…
Comunque la gente non sembra
farsene un problema, anzi sembra divertita e molti usano i flash dei cellulari
per non inciampare.
Grazie ai miei sensi di ragno
trovo il mio hotel anche al buio e lì passerò la notte praticamente sempre
sveglio per aggiornarmi sulle condizioni di salute di mia moglie, che nel
frattempo si è fatta un giro in ambulanza fino all’ospedale…
Ma poteva andare peggio e provo a
consolarmi prendendola con filosofia.
Per fortuna il giorno dopo al
mattino ho già il volo di ritorno e potrò abbracciare la mia Pisi!
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